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Un saluto a Fadi al-Qunbar

Ciao Fadi, sappiamo poco di te, come sempre coi palestinesi: un popolo ombra che il sionismo vorrebbe fare scomparire del tutto e di cui ha sin dall’inizio negato l’esistenza ( “una terra senza popolo per un popolo senza terra” !!).

Il Corriere della sera dello scorso lunedì ci dice che “non saresti stato legato a gruppi estremisti palestinesi” anche se in passato sei stato in carcere. Che novità! ..e quale palestinese non è stato in carcere? Oltre 800.000 incarcerati dal 1967! per avere tirato un sasso contro un carro armato ma anche per niente, con la detenzione amministrativa che ti manda in galera solo perché sei palestinese.

Eri padre di 4 figli ma avevi solo 28 anni; li immaginiamo tutti piccoli i tuoi figli, piccoli e belli, ma neppure l’amore per loro e la loro madre ti ha fermato. Leggiamo che tua moglie ti voleva assieme a pranzo quel giorno e tu le hai detto no, che non tornavi. Chissà se dal tono della voce lei ha capito che non saresti tornato né a pranzo, né a cena né mai più.

Sappiamo che abitavi nella zona est di Gerusalemme, quella occupata nel 1967 ed annessa in violazione del diritto internazionale; quella da cui Israele dovrebbe ritirarsi ma non lo fa, dove, anzi, continua ad espropriare e colonizzare. Tu vivevi in una situazione di quotidiana ingiustizia, a fianco degli occupanti, degli usurpatori, gli stessi che vogliono Gerusalemme tutta ebraica e capitale del loro Stato, magari dopo avere anche distrutto la moschea di Al Aqsa.

Forse hai messo anche in conto che la propaganda sionista, in Israele e nel mondo, avrebbe subito sfruttato il tuo gesto per una oscena assimilazione con gli attentati dell’Isis. Ci dicono che eri un devoto ma sappiamo che il tuo gesto non ha nulla a che fare col Califfato. Il portavoce dell’Isis ha definito il tuo gesto un momento della “guerra santa”. Anche loro speculano sul tuo gesto, facendo il gioco dei sionisti.

Sappiamo che la tua azione contro militari di un esercito occupante fa parte della guerra di liberazione di un popolo e della resistenza contro un progetto genocidiario. Tua sorella dice che, soprattutto negli ultimi tempi, eri molto devoto: forse cercavi nel tuo Dio quella giustizia che la comunità degli uomini ti ha sempre negato, a te e al tuo popolo. Sei nato durante la prima intifada, eri ragazzo durante la seconda, da adulto hai visto i massacri a Gaza. Mai hai visto una reazione internazionale contro Israele, sempre impunito. Hai visto che i coloni sono diventati anche forza di governo in Israele e hai fatto in tempo a vedere che i loro finanziatori sono ora al governo negli Stati Uniti. Avrai pensato: quale futuro per i miei figli ?

Sono stati arrestati i tuoi famigliari, gli toglieranno la residenza a Gerusalemme, è stata ordinata la demolizione della tua casa, non sarà restituito il tuo corpo: l’”unica democrazia del Medio Oriente” si nutre di vendetta e viola le più elementari regole giuridiche ed umane.

C’è una foto di te sorridente. Ce ne è un’altra di soldatesse in lacrime. Quando mai abbiamo visto foto di madri, mogli, sorelle in lacrime dopo l’uccisione di un palestinese? Ma quando mai abbiamo anche solo saputo dell’uccisione di un palestinese? Eppure ne hanno ammazzati oltre 270 negli ultimi 15 mesi, in uno stillicidio quotidiano passato sotto silenzio. Chissà se qualche soldatessa avrà rimpianto, in quegli attimi di paura, di non avere fatto la scelta di alcune loro coetanee che hanno preferito il carcere piuttosto che contribuire all’occupazione e all’esproprio di una terra? Chissà se avevano letto le parole di due di loro, Tamar Alon e Tamar Ze’evi? Se tutti le condividessero non ci sarebbe bisogno di martiri.

Ugo Giannangeli

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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