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UN SILENZIO CHE FA RUMORE

Siamo tra gli organizzatori del presidio che ogni 25 Aprile contesta la presenza delle bandiere israeliane nel corteo che commemora la Liberazione dal nazi-fascismo ed abbiamo scritto per il lungo e per il largo che non intendiamo contestare la Brigata Ebraica in se, ma le bandiere sioniste presenti. Come si può leggere nei nostri documenti facciamo anche una precisa critica alla Brigata Ebraica proprio per il suo ruolo, che non è quello di aver contribuito a “salvare l’Italia”, quanto quello di aver partecipato alla Nakba, ovvero alla cacciata dei palestinesi dalla loro terra con massacri inenarrabili, stupri di donne, omicidi di minori.

In questi anni sono stati molti gli onesti intellettuali che hanno scritto la verità sulla Brigata Ebraica, così come altri disonesti che han voluto distorcere volutamente la verità, oppure semplicemente han fatto finta di non saperla, purtroppo anche all’interno dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.

Così riportiamo volentieri un interessante ed onesto contributo che riteniamo molto attuale dopo l’ennesimo massacro di civili palestinesi da parte dei sionisti, le cui bandiere non vogliamo più vedere nel corteo che ricorda la giusta lotta partigiana.

Crediamo che l’ANPI su questo punto dovrebbe avere una posizione di assoluta fermezza, facendo tesoro e rispettando l’art. 2 dello statuto, che rivendica «un profondo legame con i movimenti di liberazione del mondo».

Prima di proporvelo riportiamo cosa è la Brigata Ebraica dalle stesse parole dell’Associazione Amici di Israele, complice dell’occupazione sionista della terra di Palestina, della cacciata dei cittadini palestinesi che prosegue ancora ai giorni nostri. Ecco cosa scrivono nel 2004, guarda caso l’anno in cui l’esercito israeliano di occupazione uccideva 820 palestinesi. Le insegne della Brigata ebraica sfilano per la prima volta nel corteo del 25 Aprile 2004, mai viste prima. Le motivazioni di questa decisione sono chiare ed esplicite: nel sito degli dell’Associazione Amici di Israele si legge che sono costoro a decidere di sfilare sotto le insegne della Brigata ebraica perché “stanchi di partecipare circondati da bandiere palestinesi [...] e per non farci annoverare tra la massa dei manifestanti anti-americani o anti-israeliani”.

La stessa associazione dichiara che la decisione di sfilare con la Brigata ebraica è solo un passaggio di un percorso che deve portare allo “sdoganamento del sionismo” (testuale). Si legge: “Crediamo, infatti, importante spiegare agli italiani che il sionismo è un ideale alto, nobile e giusto”.

Ricordiamo poi inoltre che la Brigata già nasce, alla fine della guerra, come operazione di propaganda sionista.
 


EL MANETTA, VOLANTONE INFORMATIVO E ANTIFASCISTA DELLA SEZIONE ANPI ATM MILANO

UN SILENZIO CHE FA RUMORE

C’è un silenzio assordante che avvolge l’Europa e il Paese Italia sulla questione palestinese e sulla politica dello Stato di Israele nei confronti di un Popolo. Da più parti si parla del “diritto di Israele di difendersi” ma in quest’analisi fuorviante e assolutoria, che porta a legittimare e giustificare l’uso della forza militare, s’ignora l’intero processo di colonizzazione dello Stato di Israele diventa-to nel tempo un’aggressione etnica sempre più violenta. Esiste un freno, chiaro ed evi-dente, che impedisce qualsiasi critica alla politica israeliana, come se di tutto si possa parlare in questo Paese ma non di quest’argomento.

Certo, parlarne potrebbe portare a divisioni politiche, ma astenersi a prescindere da qualsiasi critica lucida e legittima permette a Israele di continuare indisturbato sulla sua linea politico-militare politica ed è sicuramente peggio. Si potrebbe discutere a lungo su torti e ragioni, anzi si dovrebbe. Forse si può tentare una sintesi partendo da quel lontano 1970 quando Israele incomincia la costruzione della “Grande Gerusalemme”: cambiano i confini della città per con-sentire solo insediamenti che non prevedo-no la presenza dei Palestinesi e, da quel momento, le abitazioni dei palestinesi sono ritenute illegali e quindi demolite. Si costruiscono muri e i palestinesi sono costretti a vivere dentro e dietro quei muri che sono presidiate e protetti dai soldati di Israele. Gli atti di guerra sono vere e proprie operazioni devastanti, come il nome in codice delle singole operazioni, una su tutte: “Piombo fuso”.

Non è soltanto il nome in codice di un atto di guerra ma diventa un programma politico da perseguire, e la striscia di Gaza racconta tutto questo programma giorno per giorno da anni. Ma di tutto questo, del potere sionista e della sua capacità di condizionare Stati, Governi, gran parte degli organi di informa-zione e quindi dell’opinione pubblica, non si può o non si vuole parlare. È come se criticare la politica di Israele significasse, automaticamente, antisemitismo. Ma così non è: criticare il governo israeliano non deve essere considerato antisemitismo. Con il tempo l’antisemitismo è diventato uno strumento nelle mani di Israele, che consente di controllare il livello di critica al governo israeliano da parte degli altri paesi. Contemporaneamente si dimentica che in realtà il pensiero e il movimento politico più vicini all’antisemitismo del ‘900, di cui il nazismo fu l’espressione più drammatica, è invece il sionismo: il disprezzo e l'odio fondati sulla superiorità di una razza umana (razza ariana per i nazisti, razza eletta per i sionisti) sulle altre è il comun denominatore.

Colpisce e amareggia che il silenzio sulla politica dello Stato di Israele arrivi anche da una parte dell’Antifascismo di questo Paese, che alla guerra al nazifascismo e alla lotta di liberazione ha pagato un tributo umano grandissimo.

L’Antifascismo, oggi come sempre, significa prendere una posizione anche su questi temi.

Sezione ANPI ATM - Milano

 

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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