La "questione" israelo-palestinese, purtroppo, è spesso presentata come "una guerra estremamente complessa, le cui cause, un confuso miscuglio di intolleranza religiosa, nazionalismo e odio si perdono nella storia" e rispetto alla quale è quindi difficile prendere una posizione politica ben definita, in quanto decenni di violenza avrebbero cancellato ogni barlume di ragione da entrambe le parti.
Si rischia però così, più o meno internazionalmente, di dimenticare proprio quelle cause storico-politiche da cui nasce un conflitto che da troppi decenni ormai lascia dietro di sé morte e devastazione tra quei popoli e quei territori, inconsapevolezza e indifferenza tra i popoli di quest’altra parte del mondo e, ovviamente, profitti e potere nelle tasche di pochi.
E’ invece proprio andando alle basi di questa complessità che ci accorgiamo di come la storia della Palestina sia la storia del colonialismo e cada quindi letta non come una guerra tra due Stati ma come il conflitto tra una potenza occupante, lo Stato d’Israele, e una popolazione indigena che resiste alla colonizzazione, il popolo palestinese.
E’ per questo che per comprendere la storia della Palestina non si può partire dal 1948, anno della fondazione unilaterale dello Stato d’Israele e della conseguente Nakba (catasrtofe) per i palestinesi, ma è necessario tornare indietro alla fine dell’800, agli anni in cui nasce il sionismo, l’ideologia fondante dello Stato d’Israele, movimento politico che compare in reazione all’ondata di antisemitismo che travolse l’Europa del tempo.
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