«Alle spalle del verde villaggio giordano di Karameh, la terra si alza in impervie colline pietrose dove un campo profughi Palestinese era il quartier generale dei combattenti rivoluzionari palestinesi. Nel marzo del 1968 la forza d’assalto israeliana, nelle prime nebbie del mattino, marciò su Karameh decisa ad eliminare in poche ore lo zoccolo duro della resistenza palestinese. Prima di mezzogiorno tutto era distrutto, ma quelle bande di combattenti armati alla leggera e del loro coraggio furioso, non cedettero ed Israele dovette ritirarsi velocemente, abbandonando veicoli e carri armati. In poche ore la notizia della battaglia si diffuse ovunque e tutti i giovani del mondo cominciarono ad indossare le Kefie quadrettate palestinesi, come simbolo della rivoluzione e della forza dei deboli.»
Chiunque si ritenga antifascista, perché legato ai valori della Resistenza intesa come lotta al nazi-fascismo, non può che essere in modo altrettanto coerente anti-sionista, perché individua nella logica di guerra e di apartheid, che caratterizzano sia lo stato di Israele sia la sua politica, la natura razzista, neo colonialista e fascista che, fin dalle origini, si è espressa con l’usurpazione della terra e della libertà del popolo Palestinese. Natura che attraverso pratiche genocide mira all’eliminazione sia “fisica” della popolazione, sia della sua memoria storica e delle tracce geografiche della sua esistenza.
Category: