Gunter Grass critica la politica dello Stato di Israele. Opinioni opinabili ma legittime, come altre. Sulle quali, ora, non entro nel merito. Ma leggo sui giornali: “Per l’ex presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Amos Luzzato, si è trattato di un vero e proprio proclama antiebraico”. Per il delegato dell’ambasciata israeliana a Berlino, Emmanuel Nahshon, quelle di Grass sono accuse che ricordano l’antisemitismo vecchio stampo”. Io non ho letto nulla di simile nella poesia di Gunter Grass.
Ma non c’è nessun politico italiano che abbia l’elementare coraggio di dire che criticare la politica di uno Stato non significa criticarne l’etnia o la religione o il colore della pelle dei suoi abitanti? Sarebbe come dire che attuare il sacrosanto diritto di criticare il nazismo, realizzato dallo Stato germanico negli anni Trenta, ma accettato dalla stragrande maggioranza della sua popolazione (“I volenterosi carnefici di Hitler”), significhi essere razzisti antitedeschi. Ed è pur vero che ancora oggi, fra le vecchie generazioni, gridare “arrivano i tedeschi!” fa venire la pelle d’oca. Tu dagli torto!