Quando parliamo di sionismo siamo tutti d'accordo almeno su un punto: il movimento che si basa sull’ideologia sionista è l'ultimo anello del fenomeno coloniale. Il sionismo è la rielaborazione del più generale pensiero coloniale con elementi di specificità rispetto all'espansionismo delle nazioni europee, di questo costituisce la sintesi finale e per molti aspetti fin dalla sua nascita è legato in modo particolare al colonialismo della fase ottocentesca. Pensiero coloniale e messianismo religioso si amalgamano nell’ideologia sionista determinando una miscela che se per la Palestina è stata funesta, lo è anche per vasti ambiti spaziali e temporali non facilmente delimitabili.
La realizzazione pratica del sionismo, ossia l’occupazione di un territorio, la creazione di uno Stato nazionale su quel territorio, la pulizia etnica degli abitanti autoctoni, segue esperienze già sperimentate in diverse parti del mondo, nelle Americhe, in Australia o in Sudafrica. Il sionismo è anche una potenza il cui centro geografico, per quanto ristretto, ha interessi e influenze in tutto il mondo, in quello industrializzato soprattutto, e nell’attualità è da estendere anche al “mondo arabo”, una dicitura con cui indichiamo quella vaga entità costituita dai paesi dove la lingua araba è la più diffusa, nella loro complessità.