I soldati sostituiti da compagnie private. Due obiettivi: fare business e evitare le critiche internazionali
Betlemme - Ieri mattina il checkpoint 300, posto di blocco militare tra Gerusalemme e Betlemme, era affollato. Ritardi nel passaggio, controlli eccessivi, ore perse nell’attesa di attraversare e arrivare finalmente dall’altra parte del Muro di Separazione. Di checkpoint come il 300, considerati 'l’ultima frontiera verso Israele', ce ne sono 33 in Cisgiordania e 3 a Gaza. A controllare carte di identità, permessi di lavoro, passaporti e bagagliai delle automobili sono i soldati israeliani, spesso militari di leva che nei tre anni di servizio trascorrono, armi in spalla, ore e ore ai posti di blocco tra i Territori Occupati Palestinesi e Israele. Ma accanto ai soldati con la divisa governativa ci sono anche altri personaggi, vestiti di nero, senza numero identificativo sul petto. Sono i contractor privati, assunti dal Ministero della Difesa per fare lo stesso mestiere: controllare i palestinesi che ogni giorno attraversano “le ultime frontiere”.