Colonialismo sionista

La kermesse e l'antikermesse dell'ipocrisia

Che la maggior parte delle comunità ebraiche italiane siano sempre pronte a difendere a spada tratta lo stato di Israele è ormai evidente, così come sono sempre pronte a creare confusione e a diffondere menzogna sulle malefatte sioniste, certe del potere loro conferito dalla storia recente e consolidato nei decenni.

E ancora si sa che, come in qualsiasi manifestazione che si proponga, le comunità ebraiche ormai sono pronte a benedire o meno questa o quell'altra iniziativa, e in questo caso lo hanno fatto con il festival della cultura palestinese che si terrà a Milano nei primi giorni di ottobre, dalla comunità ebraica accolto con simpatia, perché a loro dire non intaccherà alcun tipo di interesse sionista. Tutto ciò si sapeva, ma non era ancora evidente il livello e la capacità trasversale dell'influenza che questi soggetti svolgono su qualsiasi organo politico o culturale.

Ripensare gli aiuti alla Palestina

Sugli aiuti internazionali alla Palestina c’è un disperato bisogno di ripensamento

Consapevolmente o meno, gli aiuti esterni agevolano l’occupazione israeliana, consentono a una dirigenza palestinese incapace di sopravvivere, e perturbano gran parte della società civile palestinese. La portata della dipendenza dagli aiuti comporta che l’Autorità Palestinese debba spendere un’energia considerevole mendicando l’elemosina dai governi arabi, dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. Di fronte a una grave carenza di cassa – che non è insolita - di recente l’Autorità Palestinese non è stata in grado di pagare gli stipendi sui quali si stima facciano affidamento un milione di burocrati e le loro famiglie.

L'ipocrisia di Achinoam Nini, in arte Noa, continua a mistificare i crimini sionisti col benvenuto delle amministrazioni comunali

Ancora una volta le scelte politiche, da parte di soggetti che sul motto "il vento cambia" hanno basato la propria campagna elettorale, restano quella inclini al potere, che non rispettano in alcun modo l'elettorato che invece, ancora una volta, rimane deluso da una classe dirigente corrotta e venduta.

Nei giorni scorsi l'assessore alla cultura del comune di Milano Boeri ha presentato l'iniziativa “Voci dal mondo – Women for Expo” in cui parteciperà anche la cantante israeliana Noa, cui è stata dedicata la serata di chiusura.

L’Intifada creativa di Suad Amiry

Recuperare la storia del popolo palestinese restaurando antichi villaggi. Trasformare costruzioni armate israeliane in spazi pubblici per tutti. Suad Amiry racconta il suo ventennale per decolonizzare la sua terra.


Hosh El Atem- Birzeit (copyright Riwaq)

Decolonizzare la Palestina, a partire dall’architettura. E’ il progetto a cui lavora con passione, da più di vent’anni, l’architetto e scrittrice Suad Amiry. Con un obiettivo: non aggiungere distruzione a distruzione. E nemmeno altro cemento alla già soffocata Ramallah, che boccheggia senza un alito di verde. Il punto cruciale per Amiry- conosciuta in Italia soprattutto per i suoi  romanzi e la forza dei dei suoi libri inchiesta – è dare nuova vita all’architettura palestinese, agli anonimi palazzi cittadini costruiti negli anni Novanta, ma anche alle abitazioni fortificate israeliane, immaginando parchi giochi al posto di basi militari e centri di aggregazione sui tetti delle colonie in disuso.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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