Colonialismo sionista

L'accademia israeliana sostiene l'occupazione

La costruzione del nuovo auditorium culturale Ariel, l'organizzazione di tour per gli studenti nella West Bank, e ora il piano per trasformare la 'città universitaria' di Ariel in una vera e propria università, stanno cancellando dalla coscienza collettiva di palestinesi e israeliani i confini anteriori al 1967.

Quando il violento conflitto nei territori era al suo apice, un decennio fa o giù di lì, l'allora capo di stato maggiore israeliano Moshe Ya'alon dichiarò che l'obiettivo di Israele era quello di "scottare" le coscienze palestinesi mostrando che la violenza non paga.

Pchr: "Vite sotto occupazione e salute mentale"

Pchr. Tra le crisi umanitarie che la popolazione della Striscia di Gaza affronta, c’è n’è una meno nota e di cui meno si parla, ed è la salute mentale.

Il blocco di Gaza imposto da Israele nel 2006 e l’offensiva israeliana del 2008-2009, hanno prodotto, per 1,7milioni di civili, una realtà di isolamento e un contesto di violenza. Questa miscela ha alimentato tra i residenti di Gaza un senso di vulnerabilità, disperazione, prigionìa e perdita di controllo.

Come prevedibile, gli effetti sulla salute mentale sono peggiorati drammaticamente negli ultimi anni. Nel 2010, Médecins Sans Frontières (MsF) dichiarava che oltre la metà dei bambini sotto i 12 anni a Gaza necessitava di interventi per la salute mentale, e che un terzo di questi casi era grave.

La Brigata Golani terrorizza i palestinesi a Hebron

Un recente rapporto presentato alle Nazioni Unite da parte delle organizzazioni internazionali che lavorano a Hebron documenta il forte incremento delle gravi violazioni dei diritti umani contro i civili palestinesi, in particolare giovani e bambini, che vivono nella Città Vecchia e a Tel Rumeida.

Dal quando è tornata a Hebron il 27 dicembre del 2011, la Brigata israeliana Golani ha mostrato segni di deliberate molestie e prese di mira nei confronti della popolazione palestinese di Hebron. Il rapporto documenta un aumento di arresti e detenzioni di adulti e bambini, di gravi danni fisici subiti durante la detenzione militare, di invasioni nelle casa e un aumento del numero e della durata delle detenzioni arbitrarie di civili ai posti di blocco. Si documentano anche vessazioni nel tentativo di far tacere gli osservatori internazionali che cercano di documentare questi abusi.

Forze inglesi a Damasco, non è Assad a massacrare i siriani

Stanno macellando la Siria, a cannonate: non i presunti “boia” del regime di Assad, ma i brutali miliziani armati dall’Occidente. «Sono loro che ci terrorizzano», dichiara un testimone in una drammatica intervista realizzata a Homs dalla prestigiosa giornalista indipendente Silvia Cattori: «Ci minacciano se solo mettiamo il naso fuori di casa, siamo noi a chiamare l’esercito in nostro aiuto». E la versione dei media, che propongono una rivolta popolare contro l’oppressione della dittatura? Un diluvio di menzogne, senza uno straccio di prova. Per questo, Russia e Cina hanno posto il veto all’Onu contro una risoluzione anti-Assad. Ma c’è di peggio: oltre alla “legione libica” proveniente da Bengasi, in Siria – contro l’esercito di Damasco – sarebbero in azione reparti scelti del Qatar e addirittura forze speciali inglesi.

Forze speciali inglesi«Truppe speciali di Londra – insieme a quelle dell’onnipresente Qatar – starebbero già combattendo ad Homs contro l’esercito siriano», scrive Forze speciali inglesiMarco Santopadre su “Contropiano”. A rendere noto ciò che tutti i più attenti analisti sapevano da mesi è stata l’8 febbraio la Cnn: «Gli Stati Uniti – scrive “NenaNews” – avevano parlato di invio di aiuti umanitari alla popolazione siriana e invece fanno sapere di “aver preso in esame” l’ipotesi di un intervento militare contro la Siria», escluso fino a ieri. Lo hanno detto a Barbara Starr, corrispondente della Cnn al Pentagono, due alti funzionari dell’amministrazione Obama, confermando l’irritazione della Casa Bianca nei confronti del veto opposto dalla Cina e dalla Russia la scorsa settimana alla risoluzione dell’Onu contro Damasco.

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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