Detenzione amministrativa

Appello dei prigionieri palestinesi malati nelle carceri sioniste

Appello dei prigionieri palestinesi, malati e detenuti nelle carceri dell’occupazione israeliana,
indirizzato alle organizzazioni internazionali per i diritti umani e a tutti i liberi del mondo

Salvateci dal Coronavirus prima che le nostre celle diventino le nostre tombe!

Addameer raccoglie prove concrete sulla tortura e i maltrattamenti commessi contro i detenuti palestinesi nei centri di interrogazione israeliani

Dalla sua creazione, lo stato occupante ha sviluppato e applicato leggi e pratiche che hanno portato sia all’uso sistematico della tortura sia all’impunità assoluta per gli autori di questo crimine.

Non c’è mai stato alcun individuo o agenzia ritenuta responsabile per i ben documentati crimini di tortura e maltrattamenti nelle carceri israeliane e nei centri di interrogatorio. Le autorità di occupazione, in particolare, l’agenzia di intelligence israeliana “Shabak” ricorrono alla tortura e ai maltrattamenti come procedura operativa standard in un approccio sistematico e su larga scala contro i detenuti palestinesi. Negli ultimi tre mesi, l’agenzia di intelligence ha sottoposto numerosi detenuti nei centri di interrogatorio israeliani a gravi torture fisiche e psicologiche senza alcuna forma di monitoraggio e protezione.

Le prigioniere palestinesi dichiarano le loro richieste e pianificano uno sciopero collettivo a partire dal primo luglio

Le prigioniere palestinesi detenute nel carcere di Damon hanno consegnato una lettera ufficiale all'amministrazione carceraria israeliana per informare della loro intenzione di lanciare uno sciopero della fame a partire dal 1° luglio se le loro richieste non verranno prese in considerazione.

In una dichiarazione, l'ex prigioniera Mona Qa'adan ha annunciato che 13 prigioniere avrebbero lanciato lo sciopero, guidate dalla rappresentante delle prigioniere di Damon, Yasmin Shaaban. Alla protesta di uniranno altre donne detenute che scontano lunghe condanne come Shorouq Dwayyat, Amal Taqatqa, Nurhan Awad e Malak Salman. Inoltre ha dichiarato che tutte le donne prigioniere sono pronte a unirsi allo sciopero.

Intervista a Walid Daqqa: “Gli accordi di Oslo hanno diviso i palestinesi”

Intervista a Walid Daqqa, prigioniero politico palestinese da 34 anni nelle carceri israeliane: “Gli accordi di Oslo hanno diviso i palestinesi, il nostro popolo processerà questo gruppo dirigente. Nelle prigioni israeliane stiamo subendo l’integralismo religioso ebraico la cui influenza è crescente tra i funzionari israeliani”.

Dopo tre decenni e quattro anni di prigione, come ricordi il giorno del tuo arresto?

La memoria è selettiva e l’oblio è una grazia. Per mantenere il proprio equilibrio, quando non sei capace di dimenticare occorre una seconda linea di difesa, si ricorre alla memoria selettiva. L’arresto è uno shock per la mente e per il corpo, è il momento in cui passi dalla libertà del corpo ad una vita dove il tuo corpo è controllato, incatenato, sequestrato e preso a calci dal tuo carceriere. In quel momento la mia mente, e forse la mia anima, stava guardando da fuori questo corpo catturato come se fosse il corpo di un’altra persona, o forse la mia mente si era rassegnata con fredda razionalità mentale a non sentirsi più responsabile di quel corpo disteso incatenato a bordo della jeep. Qualunque sforzo mentale, infatti, non avrebbe potuto evitare il dolore che i carcerieri avrebbero recato a quel corpo.

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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