Edward Said

Resistenza popolare in Palestina

Una storia di speranza e di emancipazione, libro di Mazin Qumsiyeh*, pubblicato in inglese e ora disponibile da Pluto Press (Londra); può essere prenotato per la consegna ai primi di gennaio anche da Amazon, Barnes, Noble etc... presto disponibile anche in arabo, tedesco e italiano.

"Questo è un libro tempestivo e notevole, scritto dal cronista contemporaneo più importante della resistenza popolare in Palestina. Mazin Qumsiyeh evoca brillantemente lo spirito del Mahatma Gandhi, di Edward Said, di Rachel Corrie e molti altri, per dire la verità nuda e cruda sulla Palestina e sul colonialismo dei coloni sionisti. Ponendo l'accento su 'la storia e l'attivismo dal basso', questo è un lavoro di enorme significato. Sviluppando ulteriormente le sue idee originali sui diritti umani in Palestina, sull'attivismo dei media, le politiche pubbliche, la resistenza popolare non violenta, il libro di Mazin Qumsiyeh è una lettura obbligatoria per chiunque sia interessato alla giustizia e a come produrre la svolta necessaria nel conflitto israelo-palestinese" Prof. Nur Masalha

Sull'antisemitismo come ricatto politico

A proposito della nuova aggressione di Israele alla Striscia di Gaza

Un saggio di Atilio A. Boròn

Chi condanna la nuova aggressione di Israele alla Striscia di Gaza si espone alla reiterata squalifica di: “antisemita”. Per questi inveterati razzisti qualsiasi critica alle politiche genocide dello Stato di Israele, qualsiasi denuncia delle sue atrocità e barbarie può solo nascere da un intenso odio per il popolo ebraico. L'enorme confusione fra popolo e regime politico non è casuale né gratuita. Costituisce, invece, l'assurdo ricatto metodicamente utilizzato dalla destra reazionaria israeliana e i suoi alleati nell'impero per screditare qualsiasi denuncia dei crimini dello Stato di Israele e dell'iter suicida delle sue azioni che, alla lunga, avrà come vittima lo stesso popolo ebraico.

Questa posizione non è affatto esclusiva dei fascisti israeliani: ricorda quella che adottarono i loro omologhi argentini quando qualificavano di “campagna anti-argentina” le critiche che da dentro e fuori il paese si dirigevano contro la dittatura terrorista civile-militare che seminò distruzione e morte nella seconda metà degli anni settanta. Anche costoro equiparavano maliziosamente popolo e governo – come fanno oggi i razzisti ebrei- per squalificare ogni attacco contro lo Stato terrorista come se fosse un'aggressione al popolo argentino. In entrambi i casi lo scopo è quello di difendere un regime politico nefasto che, nel caso di Israele, è stato denunciato da eminenti personalità della comunità ebraica, dentro e fuori quel paese. Sono conosciuti – anche se nascosti ufficialmente i dubbi che Albert Einstein e il grande filosofo ebreo Martin Buber nutrivano in relazione alla forma concreta che stava prendendo lo Stato di Israele già nei suoi primi anni di vita. Poco prima dello scatenarsi dell'operazione “Pilastro Difensivo” Noam Chomsky ci informava di quel che aveva potuto vedere nella Striscia di Gaza, e le sue critiche non lasciano spazio a dubbi. Si può accedere al video corrispondente all'indirizzo: http://www.democracynow.org/2012/11/14/noam_chomsky_on_gaza_and_the.

Da Gaza a Obama: lettera aperta del professor Haidar Eid

Egregio Signor Presidente,

probabilmente non leggerà questa lettera per i suoi tanti impegni e per l'enorme numero di messaggi che riceve da presidenti, re, principi, sceicchi e primi ministri. Chi è l'accademico palestinese di Gaza, dopo tutto, che ha il coraggio di scrivere una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti d'America?

Ciò che mi ha spinto a scrivere questa lettera è una foto di vostra Eccellenza seduta con il compianto intellettuale palestinese Edward Said. Questo, naturalmente, è successo prima del 2004, vale a dire prima che lei subisse il processo di metamorfosi che personalmente ritengo non avere precedenti nella storia. Vederla con Edward Said, devo dire, mi ha sorpreso. Said, un vero intellettuale pubblico, deve averle detto qualcosa circa la sofferenza del popolo palestinese. Nella foto, lei e sua moglie sembrate ascoltarlo con attenzione e ammirazione. Ma il punto resta questo: ha davvero colto il suo messaggio, appassionata difesa dei diritti degli abitanti indigeni della Palestina? A giudicare dai suoi cambiamenti politici recenti, ho molti dubbi. E' proprio l'incongruenza tra la fotografia e i cambiamenti della sua politica che mi hanno spinto a scriverle questa lettera.

Smascherare il razzismo dietro la soluzione dei due stati

È stato detto e scritto molto riguardo gli accordi di Oslo e Ginevra. I firmatari sostengono che all’inizio questi documenti molto discussi hanno aperto nuove possibilità di “cooperazione” per quelle posizioni che per lungo tempo sono parse inconciliabili.

Per esempio i firmatari dell’accordo di Ginevra, Yasser Abed Rabbo e Yossi Beilin, credono che “l’unica soluzione del conflitto israelo-palestinese sia la fondazione di due stati”.  E, in quello che suona come un avvertimento, il secondo [il negoziatore sionista NdT] aggiunge che la finestra per la soluzione dei due stati non resterà aperta per un tempo indefinito e che Israele sarà costretta ad affrontare la “minaccia demografica” imposta su di essa dai palestinesi nella Palestina storica. Al contrario questo articolo sostiene che, date le condizioni attuali, la soluzione dei due stati nega la possibilità di una coesistenza reale fondata sull’uguaglianza.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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