La Siria, negli ultimi anni, ha rappresentato il centro delle contraddizioni mondiali. Pensiamo solo allo scontro sviluppatosi in proposito da una parte tra l'interventismo del blocco della Nato e la posizione assunta dalla Cina e sopratutto dalla Russia. Il fatto che la guerra, come doveva essere nei piani imperialisti del campo atlantico, non si sia sviluppata con il loro intervento diretto come da copione libico, iracheno, afghano... ha fatto sì che da questo centro le contraddizioni rimbalzassero a livello globale, aprendosi il fronte ucraino di contrapposizione diretta alla Russia e, per quanto riguarda il Medio Oriente e il Nord Africa, la tendenza alla guerra si regionalizzasse. Si aprono così nuove sfide nella lotta contro l'imperialismo, alle quali non possiamo sottrarci, come comunisti e forze di classe, visto anche che l'incendio globale lambisce l'Italia e l'imperialismo italiano ne è uno dei protagonisti.

16 Agosto 2014
"Attaccheremo sette paesi in cinque anni. Inizieremo con l'Iraq. Poi Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan, ci riprenderemo l'Iran in cinque anni”. Così nel novembre 2001, il generale statunitense ed esponente del Partito Democratico, Wesley Clark riferì dei piani di guerra del proprio paese successivi all'invasione dell'Afghanistan, proprio mentre gli Usa ne stavano conquistando la capitale Kabul. Le tappe della guerra imperialista portata avanti dagli Usa a livello globale, con la partecipazione delle altre potenze del campo atlantico, Italia in primis, erano già allora, 13 anni fa, già delineate e grossomodo possiamo dire che tale agenda è stata rispettata o almeno si è puntato a rispettarla, modulandola allo sviluppo delle condizioni concrete e a quanto esse avevano da offrire per le aggressioni da condurre rispetto ai singoli paesi.