Gerusalemme

Wasim Dahmash: alcune osservazioni sul sionismo nella sua pratica

Quando parliamo di sionismo siamo tutti d'accordo almeno su un punto: il movimento che si basa sull’ideologia sionista è l'ul­timo anello del fenomeno coloniale. Il sionismo è la rielabora­zione del più generale pensiero coloniale con elementi di speci­ficità rispetto all'espansionismo delle nazioni europee, di questo costituisce la sintesi finale e per molti aspetti fin dalla sua nasci­ta è legato in modo particolare al colonialismo della fase otto­centesca. Pensiero coloniale e messianismo religioso si amalga­mano nell’ideologia sionista determinando una miscela che se per la Palestina è stata funesta, lo è anche per vasti ambiti spa­ziali e temporali non facilmente delimitabili.

La realizzazione pratica del sionismo, ossia l’occupazione di un territorio, la creazione di uno Stato nazionale su quel territorio, la pulizia et­nica degli abitanti autoctoni, segue esperienze già sperimentate in diverse parti del mondo, nelle Americhe, in Australia o in Su­dafrica. Il sionismo è anche una potenza il cui centro geografi­co, per quanto ristretto, ha interessi e influenze in tutto il mon­do, in quello industrializzato soprattutto, e nell’attualità è da estendere anche al “mondo arabo”, una dicitura con cui indi­chiamo quella vaga entità costituita dai paesi dove la lingua ara­ba è la più diffusa, nella loro complessità.

Il “lungo viaggio” verso la Palestina

Il Dicembre 2013 sarà ricordato come il mese della morte di Nelson Mandela, una pietra miliare nell’epica vita dell’uomo che ha lasciato un’eredità di compassione verso tutti i popoli che soffrono l’ingiustizia, specialmente quello palestinese. Mandela ha parlato della “ingiustizia e delle gravi violazioni dei diritti umani che vengono commessi in Palestina” e pronunciò  la famosa frase: “Sappiamo molto bene che la nostra libertà è incompleta senza la libertà dei palestinesi”. E’ una coincidenza opportuna che questo stesso mese segni anche l’anniversario del tentativo internazionale di rovesciare la più nota e persistente di tutte le ingiustizie commesse ai danni dei palestinesi: il loro esilio e la loro spogliazione nel 1948.

L’11 dicembre ha segnato i 65 anni da che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Risoluzione 194, che esortava l’appena creato Stato di Israele a rimpatriare gli esiliati palestinesi “che desiderano vivere in pace con i loro vicini ..(…) il più presto possibile” e a compensarli delle loro perdite. Venne creata una Commissione di Conciliazione col proposito di sovrintendere alla riparazione.

Mizher: la Resistenza si deve unire per affrontare crimini come l'uccisione della bambina Hala Abu Sbeikha

Le aggressioni sioniste continuano a bersagliare i palestinesi sotto diverse forme, bombardando civili innocenti nelle aree di "confine" e oggi prendendo di mira bambini innocenti attraverso bombardamenti indiscriminati di abitazioni, come l’assassinio di Hala Abu Sbeikha; la denuncia del compagno Jamil Mizher, membro del comitato centrale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

Mizher ha aggiunto che l’uccisione della bambina di 3 anni Abu Sbeikha e il ferimento di un certo numero di civili palestinesi dimostrano la brutalità di un’occupazione criminale che continua la sua aggressione anche contro i palestinesi in Cisgiordania, attraverso la costruzione di colonie, la giudaizzazione di Gerusalemme, l’imposizione di fatti sul terreno e la repressione della resistenza.

La conferenza sulla storia orale all’Università Ebraica a Gerusalemme subisce due forti colpi

Comunicato della Campagna per il boicottaggio della Conferenza sulla storia orale all'Università Ebraica di Gerusalemme

Siamo lieti di annunciare che la “Conferenza internazionale sulla storia orale” prevista per giugno 2014 e organizzata dall’Università Ebraica di Gerusalemme ha subito due forti colpi con la cancellazione dei due principali relatori internazionali: Alessandro Portelli (Italia) e Mary Marshall Clark (USA). Il vantarsi dell’università di ospitare "la prima conferenza di storia orale internazionale" era già infondato, ma lo è ancora meno oggi.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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