Gerusalemme

DOSSIER: La giudaizzazione della Palestina

Si mette a disposizione nella versione italiana l'ultimo dossier di ICAHD sulla Giudaizzazione della Palestina e sul trend dei dislocamenti.

Questa pubblicazione fornisce un’analisi politica delle cause alla radice e delle conseguenze della politica israeliana della demolizione delle case palestinesi e di altre strutture nei Territori Occupati della Cisgiordania. Tutti gli episodi registrati sono stati verificati e documentati da partner del Displacement Working Group.

La demolizione delle case e gli sfratti forzati sono tra le più efferate pratiche di Israele nei Territori Occupati della Palestina (OPT). Nel 2011, anno record per le dislocazioni, 622 strutture palestinesi sono state demolite dalle autorità israeliane, di queste il 36% (222 strutture) erano case di famiglie; le restanti erano correlate a mezzi di sussistenza (incluse scorte d’acqua e strutture agricole), sono state inoltre dislocate 1094 persone, quasi il doppio del 2010. Leggi tutto il report
 

L’opera di segregazione da parte di Israele aumenta, insieme al suo isolamento globale

I dirigenti palestinesi stanno replicando alle politiche aggressive del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, presentando nuove strategie, e, a Gaza una dimostrazione di massa che ricorda le tattiche di protesta della Primavera Araba.

Il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, si dice che stia considerando l’ipotesi di portare Israele davanti alla Corte Penale Internazionale a causa del recente annuncio di Netanyahu che Israele costruirà 3.000 nuove abitazioni per i coloni nell’area E-1 della Cisgiordania. Abbas ha fatto intendere che questo passo sarebbe un’ultima risorsa, ma è una minaccia da prendere seriamente. Il capo di Hamas, Khaled Meshaal, ha partecipato a una celebrazione di diecine di migliaia di persone durante il weekend e ha ripetuto la sua opposizione di lunga data a cedere anche soltanto due centimetri di terra palestinese a Israele.

Palestina all'Onu , niente da festeggiare

La lettera: "Un'altra vittoria dell'ideologia sionista. Con un po' di fumo negli occhi, viene presentato come una vittoria, un momento storico. E si festeggia".

Roma, 1 dicembre 2012, Nena News

È incredibile come nessuno si renda conto della trappola mortale in cui ci hanno buttato. Tutti a festeggiare...ma a festeggiare cosa? Il "regalo" che una oligarchia corrotta e priva di legittimità ha voluto fare ad "Israele", tentando di allontanare ulteriormente una lotta basata "su giustizia, liberazione, ritorno" piuttosto che su meri confini e pseudo-sovranità?

Il voto delle Nazioni Unite per riconoscere la Palestina legittima uno status quo razzista.

C’è un’amara ironia nel riconoscimento da parte delle Nazioni Unite, in occasione dell’anniversario del piano di partizione del 1947, di uno Stato palestinese di gran lunga più ridotto.

Il 29 novembre 1947, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò la ripartizione della Palestina tra autoctoni palestinesi e coloni ebrei nella stragrande maggioranza di origine europea. Il Piano di Partizione concesse ai coloni (un terzo della popolazione), il 57% del territorio e accordò agli abitanti nativi (due-terzi della popolazione) il 43%. Il 30 novembre i coloni intrapresero la conquista militare della Palestina, espellendo centinaia di migliaia di palestinesi. Il 14 maggio 1948 dichiararono la costituzione del loro stato. Dei 37 ebrei firmatari della “Dichiarazione della Fondazione dello Stato di Israele”, solo uno era nato in Palestina, il marocchino Behor Chetrit. I palestinesi ricusarono il Piano in quanto li aveva espropriati delle loro terre. Per porre fine all’espulsione intervennero gli eserciti arabi, ma non riuscirono a impedire che centinaia di migliaia di palestinesi fossero scacciati. I coloni conquistarono il territorio assegnato loro dal Piano di Partizione e più della metà di quello che era stato attribuito ai palestinesi.

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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