Gerusalemme

Manifestanti palestinesi esasperati, picchiati dai sostenitori di Abbas a Gerusalemme

Il 5 novembre gruppi di giovani palestinesi di Gerusalemme, chiamati per una marcia dalla Porta di Damasco, nella Città Vecchia, hanno protestato per l'intervista che il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha rilasciato a Channel Two (un canale televisivo israeliano),dove ha dichiarato la rinuncia al diritto al ritorno a Safad, sua città natale nel nord della Palestina storica, città che aveva subito la pulizia etnica.


Il 5 novembre a Gerusalemme i contro-manifestanti hanno interrotto una protesta contro la rinuncia di  Abbas al diritto al ritorno

L'inizio della marcia era previsto per le 17, ma è stato rovinato da attacchi ai manifestanti da parte di gruppi pro-Abbas. La Porta di Damasco quest'anno ha visto alcuni degli attacchi più violenti da parte delle forze di occupazione israeliane contro i dimostranti palestinesi, ma questa volta  sono stati dei palestinesi che hanno attaccato altri compagni palestinesi molestandoli, mentre i soldati israeliani che si trovavano lì attorno guardavano allegramente lo spettacolo.

A proposito di soluzioni politico-istituzionali del conflitto in Palestina

Il presente articolo è costituito da materiali già pubblicati dall’autore nel bollettino dell’Associazione di solidarietà internazionale “Rete Radiè Resch” nel dicembre 2009 e su altri periodici

Per affrontare la questione del tipo di assetto politico-istituzionale da dare al territorio palestinese è necessario fare alcune premesse:

  1. Nel territorio della Palestina mandataria esiste oggi uno Stato unico, lo Stato d’Israele, basato su una dottrina di esclusione/inclusione, la dottrina sionista, sulla quale si è creato un sistema di apartheid che condiziona ogni aspetto della vita quotidiana sia degli esclusi, i palestinesi, sia degli inclusi, gli israeliani, e di cui il muro di separazione è solo la manifestazione più apparente;

L’Europa importa più dalle colonie israeliane che dalla Palestina

Uno studio evidenzia che gli scambi sono 100 volte superiori
Esportazioni dagli insediamenti illegali verso l’Ue per 230 milioni di euro l’anno

A dispetto dei suoi interventi per una soluzione del conflitto israelo-palestinese e delle sue condanne verso le colonie ebraiche in Cisgiordania, l’Unione europea continua a importare prodotti provenienti dagli insediamenti illegali. Anzi, ha un volume di affari con loro 100 volte superiore a quello che ha con i territori palestinesi. È il quadro che emerge da uno studio, molto accurato e dettagliato, promosso da una coalizione di 22 organizzazioni non governative, laiche e cristiane, in collaborazione con un ex commissario europeo, l’olandese Hans van den Broek.

“Con decine di dichiarazioni ufficiali l’UE riafferma continuamente l’illegalità degli insediamenti secondo il diritto internazionale e li considera come il maggiore ostacolo alla pace – spiega van den Broek – Ma mentre la costruzione degli insediamenti accelera, noi europei non siamo riusciti a passare dalle parole ai fatti”.

Dall'assemblea di Ramallah: Uno Stato per Tutti i suoi Cittadini

L’incontro di Ramallah di ieri sullo stato unitario è stato un eccellente primo passo, come lo era stato l’incontro precedente a Betlemme (vedi dichiarazione più sotto). Ma è importante continuare aderendo a comitati esistenti (mediatici, di supporto, legali, e attività varie). È inoltre consigliata la lettura di: “A State of ALL its Citizens”, per comprendere meglio la visione di stato unico e i principi fondanti di una repubblica nella Palestina storica.

Uno stato democratico in crescita – La Dichiarazione di Betlemme

Una conferenza tra coloro che sono interessati a supportare il programma per uno stato unitario democratico nella Palestina storica si è tenuto il primo settembre 2012 nel Bethlehem Peace Center. Attivisti da diverse città, villaggi e campi profughi con diverse esperienze e storie personali hanno reso l’incontro un successo, e un altro passo nella marcia continua verso libertà e giustizia. Abbiamo rivisitato passati sviluppi e successi, inclusi quelli ottenuti attraverso testi informativi, gruppi di lavoro sul territorio e conferenze tenute in Palestina e altrove. Altri successi ottenuti sono stati presentati, compresi quelli ottenuti dai colleghi anti-sionisti che lavorano per il cambiamento nelle aree del 1948. Si è anche discussa l’idea di una conferenza globale che potrebbe prendere luogo tra un anno ed includere tutte le fazioni che lavorano per realizzare la visione di uno stato unitario.

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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