Ghassan Kanafani

Compagni ed amici in Italia, ecco l'asilo "VITTORIO ARRIGONI" a Gaza

Compagni e amici in Italia, i nostri calorosi saluti a tutti voi da Gaza, dalla terra della fermezza e dell’eroismo. Calorosi saluti dai bambini della scuola materna “Vittorio Arrigoni” per l’anima di Vittorio Arrigoni, quei ragazzi ai quali, con il vostro sostegno, siamo riusciti a disegnare un sorriso sui volti.

A dispetto di tutte le circostanze difficili che abbiamo vissuto nella Striscia di Gaza, in particolare durante e dopo la guerra recente lanciata dalle forze di occupazione sioniste, siamo ora orgogliosi di dirvi che abbiamo completato la realizzazione del progetto che istituisce la scuola materna di Vittorio Arrigoni, che ha scuola materna iniziato i suoi lavori con l’apertura del nuovo anno accademico 2014/2015.

Abbiamo lavorato duramente subito dopo la guerra, al fine di procedere con il completamento della preparazione e del programma dell’ asilo, per l’accoglienza dei bambini, e abbiamo già assunto il personale per la scuola materna che consiste di sette donne. E come risultato della campagna di promozione per la scuola materna, attraverso manifesti e striscioni distribuiti nel campo profughi di Bureij per annunciare l’inizio delle iscrizioni nella scuola materna “Vittorio Arrigoni”, abbiamo registrato 98 bambini che ricevono i servizi della nostra scuola materna.

Intervista a Fawzi Ismail (Associazione Amicizia Sardegna-Palestina)

Come anticipato in altri interventi, la vicinanza e il sostegno alla resistenza del popolo palestinese sono parte integrante della nostra identità politica. A riguardo vi proponiamo, in questa sezione, questa intervista a Fawzi Ismail, dell’Associazione Sardegna-Palestina.

1 Parlaci della tua storia di palestinese, della tua militanza e del tuo impegno politico?

Come molti altri palestinesi della mia generazione sono stato costretto a lasciare “casa mia”, cacciato via con la forza delle armi, verso la Giordania, insieme alla mia famiglia, in seguito all’occupazione da parte dell’esercito israeliano del resto della Palestina, nella cosiddetta guerra dei sei giorni nel giugno del 1967, e dopo la totale distruzione del villaggio dove sono nato, cancellato completamente dalla faccia della terra, (ora c’è un parco “Parco Canada” perché fu finanziato dal governo canadese) ennesimo capitolo della pulizia etnica in Palestina iniziata nel periodo 1947-1949 con l’aggressione delle bande terroristiche sioniste contro la popolazione palestinese a mezzo di massacri e distruzione, che provocò la seconda ondata di profughi dopo Al “Nakba” del 1948.

Dichiarazione del FPLP: la libertà dei prigionieri è essenziale per la libertà della patria

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha rilasciato una dichiarazione per il 17 aprile, giornata dei prigionieri palestinesi, salutando tutto il popolo palestinese ovunque si trovi.

Il Fronte ha reso omaggio alla lotta dei prigionieri descrivendoli come il popolo della libertà, la cui lotta è l'essenza della libertà e che hanno dato tanto per raggiungere la dignità umana e la liberazione in Palestina, piena autodeterminazione su tutta la terra palestinese, acqua, risorse, mezzi di sussistenza e il futuro delle generazioni palestinesi. Questo progetto non sarà completo senza il ritorno di tutti i profughi palestinesi alle loro case nelle terre da cui sono stati cacciati.

Il Fronte ha salutato i prigionieri del PFLP ed i prigionieri di tutto il movimento di liberazione palestinese nelle carceri israeliane, promettendo che la questione dei prigionieri è fondamentale per la sopravvivenza della resistenza e la continuità della nostra lotta, nel rispetto del principio che prigionieri, martiri e feriti hanno lottato e fatto enormi sacrifici.

Gli intellettuali che hanno salvato la Palestina dall’oblio

Con intere generazioni ora sotto Apartheid, la cultura è stata fondamentale  per la sopravvivenza della Palestina. Intervista a Wasim Dahmash, docente di lingua e letteratura araba all’Università di Cagliari e traduttore di numerosi autori arabi contemporanei.

Cosa significa “cultura”? E come, soprattutto, la cultura può aiutare la Palestina a uscire dal silenzio di un'Occupazione che si nutre di stereotipi e che punta a cancellare un popolo con tradizioni millenarie? Lo abbiamo chiesto a Wasim Dahmash, che spiega il rapporto tra due culture – quella italiana e quella palestinese – e insiste sulla difficile situazione in cui si trova quest’ultima, soffocata da una nuova Apartheid ma che ancora resiste nelle nuove generazioni di intellettuali, ricercatori, scienziati.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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