"Loro guardano verso il futuro, ed è per questo che correggono i nostri errori
e gli errori di tutto il mondo."
Cerco la vera Palestina. La Palestina che vale più dei ricordi, più di una penna di
pavone, di un bambino e dei segni di matita sul muro delle scale. Mi stavo domandando
tra me e me: “Che cos’è la Palestina per Khaled?”. Per lui che non conosce il vaso, né
la fotografia, né le scale, né Halisa, e nemmeno Khaldun? E malgrado ciò gli sembra
che valga la pena di prendere le armi e morire per la sua causa. E per noi, invece per
me e per te, è soltanto la ricerca di roba coperta dalla polvere dei ricordi. Guarda che
cosa abbiamo trovato, sotto questa polvere… Ancora polvere! Ma noi abbiamo
sbagliato a credere che la patria fosse soltanto il passato. Per Khaled invece, per lui, la
patria è il futuro, e la differenza è talmente grande che Khaled ha deciso di prendere le
armi. Ce ne sono a decine di migliaia, come Khaled, che non si lasciano trattenere
dalle lacrime di umiliazione di quelli che cercano negli abissi delle proprie sconfitte
frammenti di scudi e linfa di fiori. Loro guardano verso il futuro, ed è per questo che
correggono i nostri errori e gli errori di tutto il mondo.
Questo frammento di alta letteratura proviene dal libro di Ghassan Kanafani “Ritorno ad Haifa”. Una settimana fa, l’8 luglio, è stato il quarantesimo anniversario della morte del poeta, leader politico, fondatore della letteratura di resistenza, nonché protagonista del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ghassan Kanafani.
Una breve frase in omaggio alla sua opera politica e letteraria era dovuta, inoltre la citazione mi sembra adatta ad introdurre le buone notizie che arrivano da Nahr el Bared.
I giovani di Nahr el Bared, i leader politici, i membri della comunità hanno lottato, per la sopravvivenza dal 2007, e per un riconoscimento dei propri diritti specialmente nell’ultimo mese, e hanno vinto.