Hezbollah

L’Accordo di Gaza del 2014 fa di Hamas uno strumento di Israele?

L’accordo fra le due principali organizzazioni ‘governative’ palestinesi, Fatah e Hamas (che ormai ha quasi del tutto abbandonato l’Asse della Resistenza), è stato salutato con favore da molti analisti (fra cui molti vicini alla causa palestinese) tranne rare eccezioni. Purtroppo, anche questa volta, c’è un solco profondo fra la realtà e le illusioni. Di conseguenza è bene chiarire, sia pur sinteticamente, i risvolti di questo matrimonio che, per quanto mi riguarda, non credo durerà a lungo. Cominciamo intanto con il contestualizzare gli eventi.

Prima di entrare nel merito dell’accordo è bene ricordare che entrambe le organizzazioni vengono da un momento difficile che ha visto erodere sensibilmente il loro consenso all’interno della società palestinese.

Fatah ha visto calare sensibilmente il suo prestigio fin dagli Accordi di Oslo del 1993. La corrente laica e nazionalista della Resistenza palestinese, nel momento in cui ha formalmente riconosciuto lo Stato di Israele, ha cominciato gradualmente a perdere credibilità non solo agli occhi degli stessi palestinesi ma anche di tutti quei movimenti che nel mondo si battono contro le politiche imperialiste e neocolonialiste. Il suo leader, Yasser Arafat,  che in molti sospettano essere stato assassinato dal servizio segreto israeliano, non è riuscito a risollevare le sorti di questa organizzazione che ormai da molto tempo si limita a giustapporsi allo stato israeliano che tuttora occupa la Cisgiordania.

ISRAELE METTE ALLA PROVA LA RESISTENZA

Ci è voluta un'intera giornata lavorativa prima che Hezbollah annunciasse la sua posizione in merito alla recente aggressione israeliana. In una breve dichiarazione, Hezbollah ha detto che il nemico israeliano ha fatto irruzione in una delle sue postazioni all'interno del territorio libanese risolvendo finalmente il mistero della zona di destinazione e confermando che ci saranno ritorsioni.


Scatole per le donazioni recanti il ​​ritratto del defunto Grande Ayatollah Sayyed Mohammed Hussein Fadlallah (S) e un'altra che porta il ritratto del leader del movimento sciita libanese di Hezbollah Hassan Nasrallah (in basso), sistemate su un tavolo accanto a pile di sacchi di sabbia all'ingresso di un negozio in un sobborgo meridionale di Beirut; i sacchi servono per proteggere il proprietario da esplosioni future mirate al territorio, 28 gennaio 2014 (Foto: AFP-Joseph Eid)

Tuttavia, il partito ha commesso un errore dicendo che "sceglierà il tempo, il luogo e mezzi adeguati per rispondere". In effetti, Hezbollah non ha bisogno di usare questa espressione, spesso interpretata dal pubblico arabo come una giustificazione per non rivalersi. Hezbollah non è un regime arabo o un partito che è solito non mantenere le minacce che fa. Per il nemico, un giorno lavorativo è diventato di 36 ore. Politici israeliani, militari e funzionari dell'intelligence, hanno dovuto aspettare tutto questo tempo per avere la reazione di Hezbollah. Mentre molti di loro non si aspettavano una tale dichiarazione, altri avevano preso in considerazione questa possibilità in modo da evitare ulteriori errori previsionali. Alla fine, la risposta è arrivata e ha scosso la situazione, spingendo Israele a guardare al fronte settentrionale da una prospettiva diversa.

«Vi spiego cosa sta realmente accadendo in Siria» di Bahar Kimyongur

Chi sono veramente i ribelli siriani, chi li arma e li finanzia, il ruolo della Nato e quello della Turchia. Lucida analisi della guerra civile, per comprendere meglio chi è Kimyongur.

La Siria è l'ultimo Stato arabo laico. Le minoranze religiose godono dei medesimi diritti della maggioranza musulmana. Per certe frange religiose sunnite, campioni dell'idea della guerra contro «l'Altro», chiunque egli sia, la laicità araba e l'uguaglianza inter-religiosa, incompatibili con la sharia (legge islamica), costituiscono una ingiuria contro l'Islam e rendono lo Stato siriano più detestabile di un'Europa «atea» o «cristiana»

Il lungo filo della Memoria - I profughi palestinesi in Libano

“La situazione in Libano, rispetto l’anno scorso, è peggiorata, ma noi continuiamo a sperare ed a lavorare per un futuro migliore. Ci sforziamo, tutti i giorni, di combattere contro il sistema confessionale razzista che vive in Libano e, cerchiamo di costruire un paese diverso. La tragedia palestinese continua, nei Territori Occupati i martiri cadono tutti i giorni, la repressione nei vari paesi arabi contro i palestinesi persiste e, per questo, il nostro benvenuto nei vostri confronti è sempre più grande. Voi portate speranza, là dove la lotta continua, sia per i vostri popoli e sia per i nostri diritti. Continueremo la lotta anche grazie la solidarietà che dimostrate con la vostra presenza ed il vostro sostegno a questa causa”.

Queste sono le parole espresse dal direttore-editore del quotidiano libanese “Assafir”, maestro Talal Salman, durante il nostro incontro a Beirut il 17 settembre scorso. Salman è sempre molto disponibile nei nostri confronti e, l’appuntamento annuale con lui rappresenta il punto di forza di tutto il viaggio. Chiediamo subito a Salman di parlarci della questione siriana e libanese.

Pagine

Subscribe to RSS - Hezbollah

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

PalestinaRossa newsletter

Resta informato sulle nostre ultime news!

Subscribe to PalestinaRossa newsletter feed

Accesso utente