Intifada

Criticare o no la leadership palestinese?

In che modo si tradisce* la Causa Palestinese

Quasi sei anni fa la popolazione palestinese ha espresso il proprio voto - benché, non va scordato, si sia trattato di elezioni avvenute sotto occupazione - mostrando con decisione la voglia e la necessità di dare legittimità ad una forza all'epoca presentatasi come rivoluzionaria, Hamas, perché satura di anni di promesse e di finti accordi di pace. In ogni caso, in quelle elezioni il messaggio di rottura contro ogni forma di dialogo con l'occupante è stato chiaro, nonostante il dott. Salman sostenga che il voto pro-Hamas sia stato un modo per "punire" Fatah.

A seguito di questa scelta, opinabile per chi vuole, ma che resta pur sempre una scelta da accettare, la volontà dei palestinesi non è stata rispettata, perché né i governi né l'ONU hanno riconosciuto la legittimità della decisione popolare, né i sostenitori internazionali hanno fatto abbastanza per sostenere la volontà palestinese, forse a causa della persistente illusione di possibili accordi con lo stato sionista, che sempre più spesso hanno fatto capolino nella politica palestinese.

Si espande la lotta unitaria non armata e la terza intifada è stata "ufficialmente" dichiarata

Il coinvolgimento degli anarchici israeliani contro il muro e di altri attivisti di sinistra israeliani all'interno della lotta popolare non armata delle comunità di base palestinesi, ha fatto sì che lo Stato israeliano non potesse reprimere queste lotte in un fiume di sangue.

Ora, che siamo ad un punto decisivo, il più popolare leader palestinese Marwan Barghouti lancia un appello per terza Intifada. Può essere che ci voglia del tempo perché si sviluppi, dato che l'Autorità Palestinese non sembra molto felice di questa evoluzione. Ma, probabilmente non sarà in grado di mettere molti bastoni tra le ruote di un ingranaggio che inizia a mettersi in moto. Lo stato israeliano sembra essere ormai disperare di poter fermare questi sviluppi, ma scarica la sua frustrazione sulla eroica popolazione di Nabi Salih che è il simbolo dell'espandersi della lotta al di là degli scontri intorno al muro/recinto della separazione.
 

Il nuovo Mandela

Marwan Barghouti ha parlato.
Dopo un lungo silenzio, ha inviato un messaggio dalla prigione.

Alle orecchie israeliane, questo messaggio non suona piacevole. Ma per i palestinesi, e per gli arabi in generale, ha un grande significato. Il suo messaggio può diventare il nuovo programma del movimento di liberazione palestinese.

Ho conosciuto Marwan nel periodo d'oro dell'ottimismo post-Oslo. Stava emergendo come un leader della nuova generazione palestinese, il punto di riferimento per giovani attivisti, uomini e donne cresciuti nella prima Intifada.

Dov'è la primavera palestinese?

La rivoluzione egiziana ha recentemente festeggiato il suo primo anniversario. Quando arriverà la primavera araba in Palestina?
1988 - Prima Intifada. Una donna palestinese a Beit Sahour si toglie le scarpe col tacco e lancia pietre ai soldati israeliani. Questa rivolta ha coinvolto gran parte della società palestinese. (photo: body on the line blog/Les Palestiniens)
La rivoluzione si è diffusa verso un buon numero di Paesi del Nordafica, del Medio Oriente e del Golfo a partire da dicembre 2010. Le prime proteste sono nate in Tunisia, e si sono presto sparse in Egitto, Libia, Yemen,  Bahrein e Siria. Queste rivolte hanno rapppresentato un tentativo del popolo di mettere fine a regimi non democratici ed oppressivi, nella speranza di muoversi verso dei governi legittimamente eletti.
Nonostante questo movimento e questi sconvolgimenti nell'area, la situazione in Palestina è rimasta relativamente calma.
Abbiamo chiesto a Nassar Ibrahim - scrittore palestinese, attivista politico e co-direttore dell'Alternative Information Center - perché la Primavera Araba non sia ancora riuscita ad approdare in Palestina.
“Siamo stati nella fase della Primavera per più di 30 anni ”  ci risponde Ibrahim.  “Mentre tutto il mondo arabo era assopito, i Palestinesi hanno organizzato la prima Intifada , poi la seconda e molte altre forme di resistenza popolare.”
Ibrahim aggiunge inoltre che la situazione in Palestina è molto differente da quella di Tunisia ed Egitto, dove le rivolte hanno portato alle elezioni. ''In questi Paesi le rivolte popolari hanno avuto il potere di apportare significativi cambiamenti, interni ed esterni, anche in politica economica ”  spiega Ibrahim.
Questo scenario non potrà ripetersi in Palestina per una serie di ragioni.

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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