Per decenni, la Palestina è stata al centro di quasi tutte le proteste del mondo arabo. E' stato uno strumento per le masse, frustrate dai propri regimi, che ha permesso di protestare senza subire repressione dai propri governi e al tempo stesso si è trattato dell'attrazione che i regimi concedevano alle loro masse frustrate. Ma la causa palestinese è stata anche il veicolo per la mobilitazione e un campo di addestramento per l'organizzazione politica, in seguito diventata utile per tutti gli attivisti.
Per essere chiari, nulla di ciò serve a dire che il coinvolgimento e la solidarietà non fossero autentici; il più delle volte lo erano davvero. Tuttavia, le proteste per la Palestina o contro Israele sono state anche strumenti per le popolazioni dei paesi arabi che in questo modo potevano manifestare la propria insoddisfazione in un modo politicamente "sicuro", dato il carattere repressivo dei regimi in cui vivevano.
Recentemente, un'amica siriana con cui discutevo circa le ultime proteste mi ha ricordato che la sua prima manifestazione da bambina era stata per la Palestina - in realtà la maggior parte delle proteste a cui aveva partecipato o assistito crescendo da araba occidentale erano a favore della Palestina. Io ho annuito e sorriso, per nulla sorpresa. La realtà è che la Palestina, nel bene o nel male, era la questione per la quale gli arabi - sia residenti nei paesi arabi, sia in diaspora - hanno organizzato la maggior parte delle proteste.