Libano

La Siria tra rivoluzione e controrivoluzioni

Gilobert Achcar, autore del nuovo libro The People Want, è stato intervistato da Terry Conway.

TC: Potrebbe valutare l’attuale stato delle insurrezioni arabe in generale prima di concentrarci specificamente sulla Siria?

GA: Ciò che sta accadendo ora è la conferma di quello si poteva dire fin dall’inizio, il fatto che ciò che è cominciato nel dicembre del 2010 in Tunisia. non era una ‘Primavera’ come i media la hanno definita, un breve periodo di cambiamento politico durante il quale vengono destituiti questo o quell’altro despota, aprendo la strada a una bella democrazia parlamentare, e basta.   Le insurrezioni sono state descritte come una ‘rivoluzione di Facebook’, un’altra di quelle ‘rivoluzioni  colorate’.   Io, per cominciare, ho insistito dall’inizio che questa era una rappresentazione errata della realtà. Quello che aveva iniziato a realizzarsi  nel 2011, era un processo rivoluzionario a lungo termine che si sarebbe  sviluppato in molti, molti anni, se non decenni, specialmente se teniamo conto della sua estensione geografica.

Sabra e Shatila è una amara lezione nel tentativo di affidarsi alle garanzie date dagli Stati Uniti

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ricorda come il massacro di Sabra e Shatila costituisca una lezione per coloro che stanno ancora affidandosi alle garanzie degli Stati Uniti e aggiunge che gli accordi di Oslo sono un ennesimo disastro nazionale.

Durante un evento nel campo profughi di al-Buss, vicino a Tiro in Libano, in occasione del trentunesimo anniversario del massacro di Sabra e Shatila, del ventesimo anniversario degli accordi di Oslo e per manifestare contro le minacce degli Stati Uniti contro la Siria, il Fronte ha dichiarato che continuerà la sua campagna per fermare gli accordi di Oslo.

Il compagno Ahmed Mourad, membro del Comitato Centrale del FPLP in Libano, ha parlato dell'invasione sionista del Libano nel 1982, dell'assedio di Beirut, della resistenza palestinese e del movimento nazionale libanese, e ha inoltre ricordato i mesi di negoziati ed infine l’accordo sull'uscita dal Libano dei rivoluzionari palestinesi, sotto le cosiddette garanzie degli Stati Uniti per la protezione dei rifugiati palestinesi in Libano.

"Cosa è successo dopo è ben noto", ha detto Mourad, "quando le forze nemiche hanno attaccato Beirut, in particolare i campi palestinesi, e facilitato l'ingresso di gruppi di assassini affinché commettessero terribili massacri uccidendo migliaia di persone. Questi crimini efferati sono stati il frutto di "garanzie americane ", e questo dovrebbe essere una lezione per coloro che ancora si affidano a tali garanzie".

Verso un fronte di resistenza rivoluzionario

Noi di PalestinaRossa, con la Rete di Solidarietà con al Palestina - Milano, riteniamo doveroso sostenere con forza tutte le lotte di resistenza dei popoli e delle masse che insorgono per la propria autodeterminazione all'interno di un processo rivoluzionario che porti alla giustizia sociale, unica reale soluzione per ottenere pace e stabilità.

Per questo abbiamo sempre sostenuto le rivolte esplose nei paesi arabi (non li definiremo Medio Oriente perché questo è un termine coniato dal colonialismo, presente in tutta la regione con Israele come avanguardia); tuttavia crediamo che una rivolta dovrebbe essere sempre inserita in un contesto rivoluzionario, maturata in seno al popolo e da questi portata avanti, se no si troverebbe inevitabilmente costretta a interfacciarsi con le stesse dinamiche e gli stessi giochi di forza contro cui è scoppiata, rischiando quindi di implodere su se stessa ed essere domata.

Il punto di non ritorno: l’attacco alla Siria e la corsa contro il tempo

«Tutti sanno che le guerre scaturiscono soltanto dai rapporti politici fra governi e fra popoli, ma abitualmente le cose vengono presentate in modo da far credere che, all’inizio della guerra, questi rapporti cessino e sorga una situazione assolutamente diversa, sottoposta soltanto a leggi sue proprie. Noi al contrario, affermiamo che la guerra non è altro che la continuazione dei rapporti politici con l’intervento di altri mezzi»

Karl von Clausewitz , Sulla guerra

Arsenico e vecchi merletti

Ormai sembra essere solo questione di ore e la battaglia per il “corridoio di Damasco” avrà inizio. Il pretesto, il presunto uso di armi chimiche da parte del Governo di Damasco, appare ancora più forzato di quello, rivelatosi velocemente una bufala dalle dimensioni colossali, utilizzato a suo tempo per “legittimare” l’attacco a Bagdad. Nessun Governo, infatti, è tanto folle da utilizzare, in uno scenario di guerra che ha su di se puntati gli occhi del mondo intero, armi non convenzionali quali i gas e ciò da quando tale “escamotage”, a partire dalla Conferenza di Ginervra del 1925, è stato messo al bando dall’intera comunità internazionale. Certo, l’uso di armi non convenzionali al fine di risolvere una qualche “bagatella” locale è sempre possibile ma, questo il punto, la dimensione del conflitto siriano è tutto tranne che un modesto affare interno.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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