Mekorot

Sindacati, movimenti per l’acqua alla Commissione Europea: Ritiri il patrocinio a Watec Italy

Circa 40 sindacati, reti per i diritti umani e all’acqua e gruppi ambientalisti provenienti da una dozzina di Paesi europei hanno inviato una lettera alla Commissione europea chiedendo il ritiro del patrocinio a Watec, il convegno e fiera israeliana sull’acqua che si terrà per la prima volta in Europa il 21-23 settembre a Venezia. (la lettera e la lista dei firmatari)

I firmatari della lettera fanno notare che il patrocinio della Commissione Europea arriva "in un momento in cui Israele sta tagliando l'acqua alle comunità palestinesi, lasciando decine di migliaia di persone senza accesso all'acqua durante il periodo più caldo dell'anno." Inoltre, a WATEC partecipano anche "aziende coinvolte in e che contribuiscono a violazioni del diritto internazionale".

Organizzazioni di agricoltori ed ambientalisti palestinesi a Coldiretti: Non sponsorizzare Watec

Quattordici delle maggiori organizzazioni di coltivatori ed ambientalisti palestinesi hanno mandato un appello alla Coldiretti Veneto per chiedere che riveda la sua decisione di sponsorizzare e partecipare a Watec, convegno israeliano su questioni idriche che quest'anno si terrà dal 21 al 23 settembre a Venezia, per la prima volta in Europa. Tra i firmatari il Sindacato degli Agricoltori Palestinesi, la Rete delle ONG Ambientaliste Palestinesi e il Gruppo Idrologico Palestinese.  [di seguito la traduzione della lettera, al link la versione originale]

 

A motivare la richiesta, il ruolo dell'industria idrica israeliana “nelle gravi violazioni dei diritti umani e dei diritti relativi all'acqua” e la partecipazione a Watec di imprese che “svolgono un ruolo fondamentale nell’occupazione e nella colonizzazione” delle loro terre. Tra queste, Tahal Group International, il quale “costruisce impianti per il trattamento delle acqua reflue per le colonie israeliane”, e IOSight, “che conta tra i suoi principali clienti la compagnia statale israeliana Mekorot, nota per l’appropriazione delle risorse idriche palestinesi e per le forniture di acqua alle colonie, così come Hagihon, coinvolta negli impianti di trattamento delle acque reflue per le colonie”.

Accordo Acea-Mekorot: Motivi per cui la Raggi dovrebbe scioglierlo ce ne sono

Durante la visita della delegazione del Movimento 5 Stelle in Israele e in Palestina, alcuni giornalisti italiani hanno chiesto quale fosse la loro posizione a proposito del memorandum d’intesa siglato tra ACEA S.p.A. e la Mekorot, società idrica nazionale di Israele. Il Movimento aveva presentato due interrogazioni, la prima presso il Consiglio Comunale di Roma nel dicembre 2013 e la seconda presso la Camera dei Deputati a gennaio 2014, a causa del coinvolgimento della Mekorot nella violazione dei diritti umani dei palestinesi e del diritto internazionale.[1]

La Mekorot, infatti, che mantiene almeno 40 pozzi nei Territori palestinesi occupati, sottrae illegalmente circa il 90% dell’acqua dalle falde palestinesi per fornirla alle colonie israeliane e rivenderla a caro prezzo agli stessi palestinesi. Così mentre i palestinesi non dispongono del minimo vitale di acqua e vedono inaridire le loro terra, alle colonie si assicura l’acqua anche per le piscine, come succede proprio in questi giorni.[2]

Undici indizi che il BDS continua a crescere nonostante la guerra di contrasto israeliana

Il movimento globale, a guida palestinese, di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) fu avviato undici anni fa come un mezzo non violento ed efficace per sostenere in tutto il mondo, da parte di individui e organizzazioni progressiste, la lotta del popolo palestinese a favore dei nostri diritti, ai sensi delle leggi internazionali.

Ispirato alla lotta contro l'apartheid in Sud Africa e al movimento per i diritti civili degli Stati Uniti, il BDS oggi è ampiamente riconosciuto come in possesso di un impatto strategico nel contrasto al sostegno internazionale verso il regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid nei confronti del popolo palestinese.

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Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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