Mekorot

Dossier: Apartheid dell'acqua nei Territori palestinesi occupati: Il ruolo della Mekorot nella discriminazione all'accesso

Pubblichiamo il dossier redatto (ricorrendo a varie fonti, ma soprattutto di Al Haq) dal Comitato No accordo Acea - Mekorot. Nel Dossier si descrive, anche con l'ausilio di grafici e figure, come Israele, soprattutto a partire dal 1967, (ma i piani erano precedenti) è riuscito a sottrarre, cioè a rubare, il 90% della loro acqua ai Palestinesi. E si vede come Mekorot (sorta già negli anni '30 del secolo scorso) sia l'attore principale di questa strategia, braccio tecnico dei militari e del Governo. Di seguito riportiamo la premessa e la sintesi.

PREMESSA E SINTESI

Il consumo pro-capite di acqua per usi domestici in Israele è di 4 o 5 volte superiore a quello della  popolazione palestinese nei Territori Occupati (TPO). Il rapporto tra i consumi dei 600.000 abitanti degli  insediamenti illegali  ed i 2,6 miloni di palestinesi in Cisgiordania arriva addirittura  a 6 volte. La discrepanza è ancora maggiore se si considera il consumo di acqua a scopi agricoli. Tutto ciò è dovuto al fatto che Israele si è impadronita delle principali fonti idriche nonché della rete di distribuzione.

Come lo "storico" accordo per l’acqua tra Israele e Giordania lascia a secco i palestinesi

I media di tutto il mondo, hanno recentemente osannato un nuovo progetto, sostenuto dalla Banca mondiale che, presumibilmente, "salverebbe" il Mar morto e dimostrerebbe così che la pace è possibile attraverso la cooperazione per la gestione delle risorse naturali. Ma questo progetto rischia solo di peggiorare una situazione già disastrosa, oltre a derubare i palestinesi del loro diritto all'acqua.

Il Mar Morto, il leggendario lago salato delimitato dalla Giordania, dall’odierno Israele e dalla Cisgiordania occupata, si sta restringendo in maniera allarmante di circa 1,5 metri all'anno. Di conseguenza, alberghi che pochi anni fa erano stati costruiti proprio sul litorale distano ormai dozzine di metri dal bordo dell'acqua. Studi di valutazione ambientale mostrano che alcuni dei danni prodotti — ad esempio al bacino acquifero orientale — sono ormai irreversibili. Per rallentare ed invertire questa catastrofe, Israele e Giordania proposero nel 2002 di costruire un canale lungi 180 chilometri per ricostituire il Mar morto con l'acqua del Mar Rosso. Essi sostenevano — falsamente — che il progetto avrebbe impedito la distruzione del Mar morto, ma il piano non ha mai affrontato la causa più ovvia e diretta: la diversione, soprattutto da parte di Israele, delle acque della parte settentrionale del fiume Giordano, che poi va ad alimentare il lago salato.

No ai ladri d’acqua in Palestina. No all’accordo Acea-Mekorot. Acqua pubblica sì, ma anche limpida e libera

Comunicati del Comitato nazionale palestinese
per il boicottaggio (BNC), del PACBI e di BDS Italia

Firma per esigere che l'Acea receda dall'accordo con la Mekorot, società idrica nazionale di Israele che si è macchiata di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani. Mekorot sottrae acqua illegalmente dalle falde palestinesi, fornisce l'acqua saccheggiata alle colonie israeliane illegali e pratica l'Apartheid dell'acqua nei confronti della popolazione palestinese.

Ogni firma manda una mail all'Acea e al Comune di Roma.

firma

Segue l'appello (per le adesioni collettive: fuorimekorotdallacea@gmail.com)

Israele: la campagna BDS, una realtà da prima pagina e prima serata

Il programma televisivo più seguito e il giornale più venduto in Israele danno ampio risalto al boicottaggio. E lo fanno non per condannarlo, ma per mettere in guardia il governo e l’impresa delle colonie. 

“Lo scorso sabato sera il movimento di boicottaggio nei confronti di Israele ha ottenuto un impressionante, nuovo livello di riconoscimento nazionale dai media mainstream”. Commenta così il sito israeliano di blogger indipendenti +972mag la notizia che sta facendo tanto discutere l’opinione pubblica israeliana in questi giorni. Ovvero che il movimento di boicottaggio di Israele, meglio conosciuto nel suo acronimo BDS (Boycott, Divestment and Sanctions), avviato su richiesta di una parte della società civile palestinese nel 2005 e diffuso progressivamente in ambito internazionale, sta avanzando sempre di più. 

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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