Il Tel Aviv Pride 2017 in Israele dichiara di celebrare la diversità, ma dietro all’arcobaleno Israele nasconde 69 anni di occupazione, colonialismo, apartheid. Mentre il tema ufficiale di quest’anno è l'accettazione sociale della comunità bisessuale, con il suo slogan “Let it B”, in realtà l’annuale Pride Parade di Tel Aviv non è altro che un esercizio di diplomazia internazionale. Le agenzie governative Israeliane lavorano a stretto contatto con organizzazioni LGBTQ Israeliane per presentare Tel Aviv come un’isola felice progressista in modo da distogliere l’attenzione internazionale dalle quotidiane violazioni dei diritti dei Palestinesi. L’industria del Tel Aviv Pride non si regge da sola. Ogni anno giornalisti internazionali, organizzazioni LGBTQ, il circuito delle imprese e dei gay party, agenzie di viaggio gay, artisti, drag queens e registi sono invitati non solo per promuovere e partecipare al Tel Aviv Pride, ma anche per fornire legittimazione all’ininterrotta oppressione Israeliana dei Palestinesi.
Israele discrimina i propri cittadini Palestinesi (25% della popolazione di Israele) con più di 50 leggi che li rendono cittadini di serie B. Per mezzo secolo Israele ha mantenuto l’occupazione militare della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, e della Striscia di Gaza, negando diritti umani basilari ai Palestinesi. Israele sta inoltre commettendo un “genocidio al rallentatore” contro gli 1.8 milioni di Palestinesi che vivono sotto un embargo illegale a Gaza e continua a costruire il suo illegale Muro dell’Apartheid. Israele censura dissidenti e critici incarcerando migliaia di prigionieri politici Palestinesi; nega inoltre ai rifugiati Palestinesi il loro diritto al ritorno verso la loro terra, diritto sancito dall’ONU.