Prigionieri palestinesi

Sulla nuova legge sionista che ribadisce unicamente l'origine del progetto razzista e colonialista

Nel 1917 il futuro primo presidente di Israele Chaim Weizmann, interrogato dal filosofo Arthur Ruppin (anch’egli convinto sionista), riguardo i possibili rapporti degli immigrati ebraici con la popolazione nativa palestinese, rispose in modo seccato: “gli inglesi ci hanno assicurato che in Palestina ci sono solo qualche migliaio di kushim (negri) che non contano nulla”.

La legge approvata il 19 luglio 2018 dal governo sionista pare abbia indignato molti, ma a dire la verità non molto. Un provvedimento esaltato dal premier Benyamin Netanyahu che l’ha definito “un momento chiave negli annali del sionismo e dello stato di Israele” e condannato dall’opposizione (con i testa i partiti arabi), dai palestinesi e dalla stessa Unione europea. A parole.

DICHIARAZIONE DAL CARCERE DI GEORGES ABDALLAH DEL 23 GIUGNO

Cari compagni/e, cari amici/che,

quando si è in questi luoghi sinistri da ormai una “piccola eternità”, durante le iniziative di solidarietà si viene sempre travolti da una grande emozione, così inizio il mio discorso rivolgendo a tutti i miei più calorosi saluti.

In questo momento di grandi lotte sapervi riuniti oggi a Parigi mi riempie di forza, scalda il mio cuore e soprattutto mi rafforza nella convinzione che è assumendo sempre più il terreno della lotta anticapitalista e antimperialista che portiamo il sostegno più significativo a coloro che da decenni resistono dietro le abominevoli mura della prigione.

Chiaramente non è cercando inganni giudiziari qua e là che riusciremo a far fronte alla persecuzione criminale dei “servi del capitale” di cui sono oggetto i resistenti prigionieri, ma piuttosto affermando la incrollabile determinazione nella lotta contro il loro sistema criminale e moribondo. Sappiamo tutti, compagni e compagne, che in ultima istanza è in funzione di un certo rapporto di forze che si riesce a strappare i nostri compagni dagli artigli del nemico. Quest'ultimo lascia la presa solo quando si rende chiaro che il mantenimento in prigionia di questi protagonisti rivoluzionari pesa di più nel processo di lotta in corso della minaccia inerente alla loro liberazione. Non si tratta di comportarsi come se non lo sapessimo che la suddetta giustizia è sempre una giustizia di classe al servizio di una politica di classe inscritta nella dinamica globale di una guerra di classe a livello nazionale e internazionale. Certo, ci sono le conquiste sociali che ci permettono di condurre battaglie sul terreno giudiziario ed è inutile ricordare che dobbiamo condurre queste battaglie; ciò non toglie il fatto che arriva un momento in cui bisogna rendersi conto che la cosiddetta “ragion di Stato” farà sempre sì che la borghesia si regga sulle proprie leggi quando i suoi interessi sembrano richiederlo. Certo dopo tanti anni di prigionia ci sono e ci saranno sempre tra le nostre fila “amici” e “solidali” che chiedono che si faccia ancora qualcosa nell'ambito giudiziario e che forse questa volta, etc.

Ma che colpa abbiamo noi?

I palestinesi subiscono da oltre 70 anni il più grande tentativo di Pulizia Etnica della storia: Nakba, Naksa, Sabra e Chatila, Piombo Fuso sono solo alcune delle terribili tappe che hanno segnato il genocidio. A queste si aggiunge un quotidiano stillicidio prestabilito in maniera mirata: isolamento, cibo razionalizzato, acque avvelenate, corrente elettrica misurata per riuscire appena a sopravvivere e non vivere, omicidi mirati, torture, sequestri di uomini, donne e bambini, ferimenti per rendere invalida la persona. Il tutto in perfetto stile razzista.

Nella sua autobiografia lo scrittore afroamericano Richard Wright descrive il clima di terrore che incombeva sulle comunità nere nel Sud della segregazione: “Erano tempi, scrive, in cui un crimine commesso da un nero diventava un crimine commesso dai neri; e la conseguenza era la punizione collettiva, il massacro ritualizzato che abbiamo imparato a chiamare linciaggio”.

27 Gennaio 2018: giornata della memoria contro ogni genocidio

La giornata della Memoria, 27 Gennaio, è l’ennesima truffa sionista, l’ennesimo tentativo di riscrivere la storia a propria immagine e somiglianza. La Memoria è un patrimonio collettivo che bisogna aver voglia di rendere patrimonio di tutti e tutte. Altrimenti è truffa...e noi non ci stiamo!

Pagine

Subscribe to RSS - Prigionieri palestinesi

Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

PalestinaRossa newsletter

Resta informato sulle nostre ultime news!

Subscribe to PalestinaRossa newsletter feed

Accesso utente