Territori occupati

La mappa efficace

La cartina che spiega l'evoluzione della situazione palestinese è ancora presa di mira per dissolverne il significato e ribadire la propaganda israeliana. In realtà, dimostra le ragioni di un popolo che si batte ancora per il proprio destino.

Qualche giorno fa il sito “Il Post” pubblicava un articolo di Giovanni Fontana (“La mappa bugiarda su Israele e Palestina”) che contestava la correttezza politica e storica della famosa mappa della perdita di terra palestinese dal 1946 ad oggi. L’analisi di Fontana è insidiosa perché fa finta di schierarsi con la “verità” e quindi dalla parte delle ragioni dei palestinesi per poi mettere nero su bianco una serie di affermazioni prese pari pari dall’ideologia sionista e contribuire così alla disinformazione e alla confusione riguardo il “conflitto israelo-palestinese”.

Operazione "PILLAR OF DEFENCE" - Comunicati del Forum Palestina

La "comunità ebraica" dà una mano a Monti e Alemanno

In occasione della imponente manifestazione degli studenti contro i diktat della troika e i tagli alla scuola pubblica, il portavoce della minoranza della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ne ha approfittato per un vero e proprio endorsement a sostegno del sindaco Alemanno e del governo Monti.

A proposito di soluzioni politico-istituzionali del conflitto in Palestina

Il presente articolo è costituito da materiali già pubblicati dall’autore nel bollettino dell’Associazione di solidarietà internazionale “Rete Radiè Resch” nel dicembre 2009 e su altri periodici

Per affrontare la questione del tipo di assetto politico-istituzionale da dare al territorio palestinese è necessario fare alcune premesse:

  1. Nel territorio della Palestina mandataria esiste oggi uno Stato unico, lo Stato d’Israele, basato su una dottrina di esclusione/inclusione, la dottrina sionista, sulla quale si è creato un sistema di apartheid che condiziona ogni aspetto della vita quotidiana sia degli esclusi, i palestinesi, sia degli inclusi, gli israeliani, e di cui il muro di separazione è solo la manifestazione più apparente;

L’Europa importa più dalle colonie israeliane che dalla Palestina

Uno studio evidenzia che gli scambi sono 100 volte superiori
Esportazioni dagli insediamenti illegali verso l’Ue per 230 milioni di euro l’anno

A dispetto dei suoi interventi per una soluzione del conflitto israelo-palestinese e delle sue condanne verso le colonie ebraiche in Cisgiordania, l’Unione europea continua a importare prodotti provenienti dagli insediamenti illegali. Anzi, ha un volume di affari con loro 100 volte superiore a quello che ha con i territori palestinesi. È il quadro che emerge da uno studio, molto accurato e dettagliato, promosso da una coalizione di 22 organizzazioni non governative, laiche e cristiane, in collaborazione con un ex commissario europeo, l’olandese Hans van den Broek.

“Con decine di dichiarazioni ufficiali l’UE riafferma continuamente l’illegalità degli insediamenti secondo il diritto internazionale e li considera come il maggiore ostacolo alla pace – spiega van den Broek – Ma mentre la costruzione degli insediamenti accelera, noi europei non siamo riusciti a passare dalle parole ai fatti”.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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