UNRWA

Oltre 66 anni di continia colonizzazione

Una combinazione di pratiche, leggi e politiche statali Israeliane hanno come scopo il totale sfollamento ed esproprio della popolazione indigena palestinese; esercitando un controllo completo attraverso un sistema di apartheid e di occupazione, questo sistema complesso mira a colonizzare l’intero territorio palestinese (noto anche come “Palestina storica” o “Palestina mandataria”). Pertanto, Israele non si limita ai Palestinesi che vivono nei Territori Occupati Palestinesi (TOP) ma ha come obiettivo anche i Palestinesi che vivono nel lato Israeliano della linea dell’armistizio del 1949 (Green Line).

Il trattamento Israeliano dei Palestinesi sia all’interno d’Israele che nei TOP, costituisce un regime discriminatorio che ha come scopo primario controllare la massima quantita’ di terra con il minor numero di popolazione indigena palestinese che vi risiede su di essa. Le componenti principali di questa struttura servono a violare nei vari settori i diritti dei Palestinesi, quali la nazionalita’, la cittadinanza, la residenza e la proprieta’ terriera. Questo sistema originariamente e’ stato applicato durante la Nakba palestinese nel 1948, con l’obbiettivo di dominare ed espropriare tutti i Palestinesi che sono stai forzatamente sfollati durante la Nakba, tra cui i 150,000 Palestinesi che sono riusciti a rimanere all’interno della linea della’armistizio del 1949, per poi diventare cittadini Palestinesi d’Israele.

Il “lungo viaggio” verso la Palestina

Il Dicembre 2013 sarà ricordato come il mese della morte di Nelson Mandela, una pietra miliare nell’epica vita dell’uomo che ha lasciato un’eredità di compassione verso tutti i popoli che soffrono l’ingiustizia, specialmente quello palestinese. Mandela ha parlato della “ingiustizia e delle gravi violazioni dei diritti umani che vengono commessi in Palestina” e pronunciò  la famosa frase: “Sappiamo molto bene che la nostra libertà è incompleta senza la libertà dei palestinesi”. E’ una coincidenza opportuna che questo stesso mese segni anche l’anniversario del tentativo internazionale di rovesciare la più nota e persistente di tutte le ingiustizie commesse ai danni dei palestinesi: il loro esilio e la loro spogliazione nel 1948.

L’11 dicembre ha segnato i 65 anni da che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Risoluzione 194, che esortava l’appena creato Stato di Israele a rimpatriare gli esiliati palestinesi “che desiderano vivere in pace con i loro vicini ..(…) il più presto possibile” e a compensarli delle loro perdite. Venne creata una Commissione di Conciliazione col proposito di sovrintendere alla riparazione.

Accordi Italia-Israele sulla sanità, una collaborazione bagnata dal sangue dei palestinesi

Mentre Letta e Netanyahu, in una Roma blindata e circondati da uno stuolo di ministri, funzionari e uomini della sicurezza, discutevano di affari, in tutta la Palestina storica (cioè l’attuale Israele ed i territori Occupati) si svolgevano manifestazioni e proteste  contro il Piano Prawer, che prevede la distruzione di 45 villaggi beduini del Negev, con l’ espulsione e il trasferimento forzato di 70.000 beduini palestinesi in nuove “township”, e la confisca di oltre 800.000 dunam di terre, cioè 800.000 metri quadrati.

Tali manifestazioni, nel giorno dei sorrisi e degli affari tra i due Governi, ma anche tra Netanyahu ed i vertici del Vaticano, sono state duramente represse dalla polizia israeliana, che ha eseguito retate e numerosi arresti, incurante della giovane età di molti manifestanti, tra cui un dodicenne che è stato trascinato per terra per alcuni metri con una pistola puntata alla testa.

ECCP: Memoria ufficiale sulla politica dell'Unione Europea riguardante la Striscia di Gaza

Comunicati del Comitato nazionale palestinese per il boicottaggio (BNC), del PACBI e di BDS Italia

  1. Introduzione

Nella sua visita a Gaza lo scorso Giugno, l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea Catherine Ashton ha dichiarato: “Ho scelto di essere qui per sottolineare la situazione di Gaza, e per dire che noi supportiamo il lavoro dell’ UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestinian Refugees) e vogliamo vedere un futuro per la gente di Gaza. Vogliamo vedere aperti i valichi e vedere che la situazione economica migliori.”

Da allora, la situazione nella Striscia di Gaza è drammaticamente peggiorata a causa degli ultimi eventi avuti luogo in Egitto, che hanno soffocato la precaria situazione dei tunnel che fornivano merci all’economia di Gaza e reso la circolazione delle persone da e per la Striscia di Gaza ancora più difficoltosa rispetto al passato.

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Informazioni sul Fronte Palestina

Per sviluppare un lavoro di classe nel sostegno alla lotta di liberazione della Palestina e degli altri popoli oppressi e aggrediti dall'imperialismo, oltre alle sterili e dannose concezioni del pacifismo e dell'equidistanza tra aggressori e aggrediti che hanno in gran parte contribuito ad affossare il movimento contro la guerra nel nostro paese negli ultimi anni, si è deciso di fondare l'organismo nazionale Fronte Palestina.

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