Il "Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila" nei campi profughi in Libano
Il consueto appuntamento di settembre per ricordare questo massacro è stato fino all’ultimo istante sospeso ad un filo per una nuova imminente guerra che l’occidente minacciava di scatenare sulla Siria. Per il momento, l’intervento armato è stato bloccato, senza però interrompere la guerra tra il governo siriano e le varie forze d’opposizione. La diretta conseguenza della situazione in Siria è quindi la continua fuga dei suoi abitanti verso luoghi più sicuri. Il Libano è uno di questi, poiché si trova ad ovest del suo confine. La situazione dei profughi palestinesi in Libano è, da 65 anni, molto precaria, soggetta ad una forte discriminazione con una totale mancanza di diritti. La loro presenza risale al 1948 (Nakba), continuata poi nel 1967 e nel 1970. Non tutti i profughi però sono uguali!
Secondo l’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ed il lavoro dei rifugiati palestinesi – risoluzione n. 302 del 1949) si definisce “rifugiato palestinese”: “Ogni persona il cui luogo abituale di residenza era la Palestina tra il giugno 1946 e il maggio 1948, che ha perso sia la casa e sia i suoi mezzi di sostentamento in conseguenza del conflitto arabo-israeliano del 1948”. Il mandato dell’Unrwa, dal momento che il problema dei rifugiati palestinesi persiste ad oggi, è stato ripetutamente rinnovato. Prossima scadenza: 30 giugno 2014. Quest’agenzia nasce per volontà dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite dopo la guerra araba-israeliana del 1948. Si può definire un caso anomalo. Un’Agenzia di soccorso solo per il popolo palestinese, dove lo “status di profugo” è tramandato per linea maschile a tempo indeterminato. Per esempio, se tuo padre era tra coloro che vivevano in Palestina ed è fuggito perdendo tutto tra il periodo temporale giugno ’46 e maggio ’48, tu nasci e vivi come profugo e così i figli dei tuoi figli e così via. I palestinesi che invece arrivarono in Libano a seguito della Guerra dei sei giorni sono registrati dalle autorità libanesi, ma non godono dello “status di rifugiati”ed infine, quelli arrivati negli anni ’70, non sono registrati da nessun’autorità, con la conseguenza che non “esistono”, senza documenti e nessun diritto.